Il 16 dicembre come noto va in scadenza la seconda rata a saldo di quanto dovuto dal contribuente per l’IMU 2022.

La novità più significativa è rappresentata dal ritorno della doppia esenzione Imu per i coniugi con residenze in abitazioni differenti, anche all’interno dello stesso Comune.
Con una importante sentenza la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma del 2011 che limitava l’esenzione Imu solo alla prima casa, relegando l’altra a seconda e in quanto tale soggetta all’imposta sugli immobili. E questo, spiega la Consulta con la sentenza 209/2022 nelle motivazioni , perché altrimenti sarebbero discriminate le coppie sposate o unite civilmente rispetto ai conviventi di fatto.

Chi ha pagato l’IMU sulla “ex seconda casa” può chiedere il rimborso presentando un ricorso entro 5 anni dalla data di versamento (quindi a partire dal 2017), dimostrando di aver avuto in quell’immobile non solo la residenza ma la dimora abituale (es. utenze, bollette, medico di famiglia ecc).

Sono i requisiti di residenza anagrafica e dimora abituale a determinare chi paga e quando invece si applica l’esenzione IMU, anche in relazione ai coniugi che non vivono nella stessa abitazione.

Escluso dalla possibilità del rimborso è chi ha pagato a seguito di un avviso di accertamento o non l’ha impugnato entro 60 giorni.

Pertanto, le coppie che hanno fissato la residenza in due diversi immobili utilizzati come dimora abituale, anche se ubicati nello stesso comune, possono recuperare il tributo versato presentando un’istanza di rimborso entro 5 anni, a pena di decadenza, decorrenti dal momento in cui hanno eseguito il pagamento. Il termine da cui decorrono i cinque anni è più ampio di quello ordinario in quanto scatta da quando è sorto il diritto alla restituzione, vale a dire dal 13 ottobre 2022, che è la data in cui è stata pubblicata la sentenza della Consulta. Quindi, hanno diritto al rimborso anche i soggetti che hanno versato l’imposta oltre i 5 anni dalla data del versamento. Ai contribuenti, inoltre, devono essere liquidati anche gli interessi maturati giorno per giorno sulle somme dovute, a partire dalla data del versamento.

La sentenza tuttavia non influisce sulla necessità di versare l’Imu sulle seconde case; se quindi non sarà possibile stabilire con certezza che in una delle due case un coniuge non abbia realmente la residenza, ma si tratti solo di uno stratagemma per mascherare una casa vacanza, allora si dovrà continuare  a versare l’Imu.