I contributi volontari INPS sono contributi versati dal soggetto interessato, per coprire con la contribuzione i periodi durante i quali:

  • non svolge alcun tipo di attività lavorativa dipendente o autonoma (compresa quella parasubordinata);
  • ha chiesto brevi periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio;
  • ha stipulato un contratto part-time (orizzontale o verticale).

In sostanza, è una forma contributiva che serve a coprire tutti quei periodi in cui non si svolge un’attività lavorativa ma si desidera:

  • raggiungere i requisiti di assicurazione e di contribuzione necessari per raggiungere il diritto alla pensione pubblica;
  • incrementare l’importo dell’assegno pensionistico a cui si avrebbe diritto, se sono già stati raggiunti i requisiti contributivi richiesti.

Si tratta di una possibilità riconosciuta ormai nel nostro ordinamento previdenziale nei confronti di tutti gli iscritti presso uno dei fondi costituenti la previdenza pubblica obbligatoria. Nella valutazione sulla convenienza dei versamenti volontari, non bisogna dimenticare l’opportunità offerta dal risparmio fiscale. I contributi volontari rientrano, infatti, tra gli oneri deducibili dal reddito complessivo per l’intero importo, anche se l’onere dei versamenti è stato sostenuto per i familiari fiscalmente a carico.

Attenzione! Non è possibile versare i contributi volontari senza l’autorizzazione dell’INPS. Dunque occorre fare domanda, esclusivamente in via telematica.

Requisiti per la richiesta

Per ottenere l’autorizzazione da parte dell’INPS occorre possedere uno dei seguenti requisiti:

  • almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali ovvero 60 contributi mensili) indipendentemente dalla collocazione temporale dei contributi versati;
  • almeno 3 anni di contribuzione nei cinque anni che precedono la data di presentazione della domanda.

I requisiti possono essere maturati mediante:

  • contribuzione obbligatoria, confluita anche mediante trasferimento o ricongiunzione;
  • riscatto, ad esempio il riscatto della laurea;
  • alcuni tipi di contribuzione figurativa (cassa integrazione, tubercolosi e aspettativa per motivi politici o sindacali).

Costi

L’importo del versamento dei contributi volontari dipende dalla categoria di appartenenza dei lavoratori. Più nel dettaglio:

  • Dipendenti: l’importo settimanale è calcolato sulla base delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria, anche se non collocate temporalmente nell’anno immediatamente precedente la data di presentazione della domanda.
  • Autonomi (artigiani e commercianti): l’importo mensile viene determinato sulla media dei redditi da impresa denunciati ai fini IRPEF negli ultimi 36 mesi di contribuzione precedenti la data della domanda.
  • Coltivatori diretti: l’importo settimanale viene calcolato sulla base della media dei redditi degli ultimi tre anni di lavoro. Non può comunque essere inferiore a quello previsto per i lavoratori dipendenti.
  • Inoccupati: dal momento che non hanno una retribuzione alla quale fare riferimento per il calcolo della contribuzione volontaria, si applicano i minimali fissati dall’INPS.

Nel 2021 per i lavoratori dipendenti l’aliquota contributiva da applicare agli importi settimanali è pari al:

  • 27,87% per coloro che sono stati autorizzati al versamento prima del 31 dicembre 1995;
  • 33% per le autorizzazioni dopo il 31 dicembre 1995.

La retribuzione minima settimanale è fissata a 206,23 euro, dunque l’importo dei contributi settimanali sarà pari ad almeno:

  • 57,48 euro per chi versa con aliquota del 27,87% (2.988,96 per un anno intero);
  • 68,06 euro per chi versa con aliquota del 33% (3.539,12 l’anno).

Questi minimali vengono applicati anche agli inoccupati.

Per i calcoli pensionistici potete rivolgervi gratuitamente agli uffici del patronato Epas

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