Gli aumenti di stipendio legati al taglio del cuneo fiscale sono ufficiali e scatteranno già con la busta paga di gennaio 2023. A confermarlo è la circolare Inps numero 7 del 24 gennaio, con la quale vengono predisposte le indicazioni ai datori di lavoro per corrispondere gli stipendi con l’applicazione del nuovo sgravio contributivo.

Lo sgravio contributivo è del 2% per i redditi fino a 35mila euro annuali, ovvero 2.692 euro mensili. L’estensione al 3% riguarda i redditi fino a 25mila euro, ovvero 1.923 mensili. Gli stessi importi valgono anche per la tredicesima.

Il taglio del cuneo fiscale è valido per tutto il 2023 e si divide in due spezzoni.
Da una parte si prevede uno sgravio contributivo di due punti percentuali quando la retribuzione imponibile, parametrata su tredici mensilità, non eccede l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre.
Invece lo sgravio sale a tre punti percentuali quando la retribuzione non eccede l’importo mensile di 1.923 euro. Sono esclusi dal taglio del cuneo fiscale e dal conseguente aumento di stipendio i rapporti di lavoro domestico, in quanto le aliquote previdenziali sono già ridotte rispetto a quelle ordinarie.

Allo sgravio contributivo possono accedere tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, rispettando i criteri reddituali.

Per capire se si ha diritto al taglio del cuneo fiscale è importante la singola busta paga. Se la retribuzione mensile è superiore a 2.692, anche se complessivamente si resta sotto la soglia annuale dei 35mila euro, non si ha diritto – in quel singolo mese – allo sgravio contributivo.
Lo stesso discorso vale per il taglio al 3%: se si supera, in un singolo mese, l’importo di 1.923 euro in busta paga non si ha diritto allo sconto del 3%, ma per quella mensilità verrà ridotto al 2%. Quindi per capire se il taglio è del 2% o del 3% bisogna guardare la singola mensilità. Il che vuol dire che lo sgravio può essere diverso di mese in mese.

Partendo dal presupposto che l’aumento è reale solo per chi guadagna meno di 25mila euro l’anno, l’incremento è di circa 13 euro mensili sugli stipendi di 1.300 euro. Che salgono a 15 per chi guadagna 1.500 euro mensili e a 19 per chi ne guadagna 1.900. In realtà queste cifre corrispondono semplicemente ai contributi in meno che devono essere versati.